Milan News: Dispiace per Sérgio Conceição. A seguito della decisione del direttivo rossonero, Sérgio Conceição non sarà più l’allenatore del Milan. Una notizia che scuote profondamente l’ambiente milanista, soprattutto considerando che l’ex tecnico del Porto era stato accolto con entusiasmo solo qualche mese prima, come l’uomo incaricato di riportare il Milan a una mentalità più aggressiva, europea, determinata. Tuttavia, il matrimonio tra le due parti si è concluso prima del previsto.
Secondo quanto trapela da fonti vicine alla società, la decisione è maturata dopo lunghe riflessioni interne e confronti tra i dirigenti dell’area tecnica e la proprietà. I motivi che hanno portato a questa scelta non sono superficiali, ma piuttosto il risultato di una combinazione di fattori che, messi insieme, hanno reso impossibile la continuazione del progetto. Ecco i tre principali.
Fin dal primo mese di lavoro, si erano evidenziate alcune discrepanze tra la filosofia calcistica di Conceição e quella tradizionalmente ricercata dal Milan. L’allenatore portoghese, noto per il suo approccio molto fisico, reattivo e diretto, aveva impostato la squadra su un gioco meno propositivo, più orientato alla transizione veloce e alla verticalità. Sebbene questo tipo di calcio abbia avuto successo in passato, soprattutto con il Porto, a Milano sembrava stonare.
Il Milan, per DNA e per aspettative del pubblico, cerca un gioco più strutturato, basato sul possesso, sulla costruzione ragionata dal basso, sulla capacità di imporre ritmo e controllo. I primi segnali di malcontento erano arrivati già in settembre, quando alcune partite casalinghe erano risultate difficili da digerire per San Siro: squadra bassa, poco possesso, poche occasioni da gol. Il pubblico milanista si è sempre identificato in un certo tipo di eleganza e dominio del campo, e questo con Conceição sembrava smarrito.
La dirigenza, inizialmente comprensiva, ha iniziato a perdere fiducia con il passare delle settimane. I risultati, seppur altalenanti, non sono bastati a coprire le lacune nel gioco. In particolare, la gestione di alcuni giocatori chiave, come Leão, Bennacer e Reijnders, ha sollevato perplessità: impiegati fuori ruolo o poco valorizzati, sembravano spenti, svuotati di idee. La sensazione era che il talento presente nella rosa non venisse utilizzato nel modo migliore.
Un altro elemento critico è stato il rapporto non sempre disteso con lo spogliatoio. Conceição, da sempre allenatore molto esigente, ha cercato di imporre uno stile duro, autoritario, con richieste elevate sia in campo che fuori. Questo atteggiamento, se da un lato aveva portato a miglioramenti sotto il profilo atletico, dall’altro aveva causato attriti con alcuni senatori della squadra.
Fonti vicine all’ambiente parlano di diversi episodi di frizione, mai usciti ufficialmente, ma percepiti all’interno del gruppo. Alcuni giovani si sarebbero sentiti messi da parte, mentre alcuni veterani avrebbero criticato in privato i metodi troppo rigidi del tecnico. In particolare, la gestione del portiere Maignan e dell’attaccante Giroud avrebbe fatto discutere: il primo, spesso criticato pubblicamente; il secondo, ritenuto troppo sacrificato nel pressing senza adeguato supporto offensivo.
Il Milan ha sempre puntato su un gruppo unito, compatto, con un ambiente interno positivo. La presidenza, in particolare, ha più volte ribadito l’importanza di un clima di collaborazione. Le tensioni emerse negli ultimi mesi sono andate in direzione opposta, creando un senso di disconnessione tra allenatore e squadra.
Il terzo motivo, più strutturale, riguarda la visione sul futuro del progetto. Conceição, abituato a lavorare in autonomia al Porto, aveva chiesto fin da subito garanzie su alcune scelte di mercato. Aveva stilato una lista precisa di profili utili al suo sistema, privilegiando calciatori di esperienza e struttura fisica. La dirigenza rossonera, invece, ha una filosofia orientata al talento giovane, alla valorizzazione, alla sostenibilità economica.
Le prime divergenze sono emerse già a luglio, durante la sessione estiva: mentre l’allenatore chiedeva un centrocampista box-to-box e un centrale difensivo di personalità, il club investiva su profili emergenti e tecnici. Conceição si è sentito spesso non ascoltato. Alcune scelte, come il mancato acquisto di un attaccante di peso o la partenza di giocatori considerati “funzionali” al suo sistema, hanno generato frustrazione.
Nel corso dei mesi, le distanze si sono allargate, fino a diventare insanabili. A dicembre, in una riunione interna con Moncada, Furlani e parte del CDA, Conceição avrebbe espressamente chiesto un cambio di rotta sul mercato invernale. La risposta, però, è stata chiara: il Milan continuerà a puntare sulla linea tracciata. Questo scarto di visione ha accelerato la rottura.
La decisione di separarsi è stata presa nei primi giorni di aprile, ma è stata annunciata solo ora, per rispetto del tecnico e per non destabilizzare la squadra nelle ultime giornate. Il Milan affronterà il finale di stagione con una guida tecnica ad interim – si parla di una promozione interna – in attesa di definire il nuovo progetto per l’anno prossimo.
Il bilancio dell’esperienza Conceição al Milan è quindi amaro, ma non privo di insegnamenti. È stata una scommessa coraggiosa, basata su un’idea diversa, ma che non ha trovato il terreno giusto per crescere. A volte, anche grandi allenatori non riescono a esprimersi in determinati contesti: non per limiti, ma per incompatibilità.
Sérgio Conceição lascia il Milan con rispetto da entrambe le parti. Il club gli ha augurato il meglio per il futuro, ringraziandolo per la professionalità. Il tecnico, da parte sua, ha ringraziato tifosi e società con una nota sobria e signorile: “Allenare il Milan è stato un onore. Anche se il percorso è stato breve, porterò con me la passione e l’intensità di questa esperienza. Forza Milan, sempre.”
Il futuro? Tutto da scrivere. Per lui, per il Milan, e per un progetto che, forse, aveva bisogno di altri tempi, altre condizioni, o semplicemente… un altro allenatore.