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Capisco che la dirigenza del Milan mi odierà, ma la verità nascosta deve essere detta. Rafael Leão dice che il motivo per cui il Milan è andato indietro e ha fallito finanziariamente è dovuto a…

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Capisco che la dirigenza del Milan mi odierà, ma la verità nascosta deve essere detta. Rafael Leão dice che il motivo per cui il Milan è andato indietro e ha fallito finanziariamente è dovuto a una gestione che ha sacrificato l’ambizione sportiva per l’equilibrio dei conti. È un’accusa pesante, ma se si analizzano gli eventi degli ultimi anni, non è difficile capire perché un giocatore come lui possa pensarla in questo modo.

Negli ultimi anni, il Milan ha vissuto una trasformazione radicale. Dopo lo scudetto del 2022, sembrava che il club fosse pronto per tornare stabilmente tra le grandi d’Europa, con una rosa giovane, talentuosa e affamata di vittorie. Ma invece di consolidare il progetto, la società ha preso scelte che hanno progressivamente indebolito la squadra. Le cessioni di giocatori chiave, come Tonali nell’estate del 2023, hanno mandato segnali contrastanti: da un lato la dirigenza parlava di ambizione, dall’altro vendeva pezzi fondamentali della rosa.

Leão ha vissuto in prima persona questa situazione. Arrivato al Milan nel 2019, è cresciuto fino a diventare il simbolo del club. Il suo rinnovo, ottenuto dopo mesi di trattative, è stato visto come un segnale di stabilità, ma il portoghese ha sempre mostrato una certa frustrazione per la mancanza di competitività della squadra. Quando un giocatore di talento si trova costretto a fare miracoli ogni settimana per portare il Milan alla vittoria, è inevitabile che sorgano dei dubbi sulla strategia della società.

Il problema principale, secondo Leão, è stata la mancanza di investimenti mirati. Dopo il trionfo in campionato, il Milan aveva bisogno di rinforzi di qualità per fare il salto definitivo. Invece, sono arrivati tanti giocatori, ma pochi con il livello necessario per competere ai massimi livelli. La strategia del fondo Elliott prima e di RedBird poi è sempre stata chiara: acquistare giovani promesse a prezzi contenuti per valorizzarli e magari rivenderli in futuro. Ma questa politica non ha portato i risultati sperati. Se da un lato ci sono stati acquisti azzeccati, dall’altro il Milan ha perso il passo rispetto alle rivali europee, che non hanno esitato a investire su campioni affermati.

Leão sottolinea che un club con la storia del Milan non può accontentarsi di essere solo una squadra competitiva in Serie A. Il vero obiettivo dovrebbe essere tornare ai vertici della Champions League, competizione in cui il Milan ha un passato glorioso. Ma per farlo servono investimenti importanti e un progetto tecnico che non cambi ogni stagione. Invece, ciò che è accaduto è stato l’opposto: il Milan ha spesso cambiato strategia, ha lasciato partire giocatori fondamentali e ha affidato la squadra a una guida tecnica che non sempre ha avuto i mezzi per lavorare al meglio.

Un altro aspetto critico, secondo Leão, è la gestione degli infortuni. Negli ultimi anni, il Milan ha avuto una quantità incredibile di problemi fisici tra i suoi giocatori, il che ha spesso compromesso la stagione. Se una squadra è costantemente decimata dagli infortuni, è difficile mantenere un livello competitivo alto. Questo ha portato a una situazione in cui il Milan si è trovato a giocare partite decisive con formazioni rimaneggiate, mentre le avversarie potevano contare sulla rosa al completo.

A tutto questo si aggiunge la questione dello stadio. San Siro è una leggenda, ma il Milan ha bisogno di uno stadio di proprietà per competere economicamente con i grandi club europei. Da anni si parla di un nuovo impianto, ma tra ritardi burocratici e incertezze dirigenziali, il progetto non è mai decollato davvero. Questo ha reso ancora più difficile la crescita del club, che si è trovato costretto a fare i conti con ricavi inferiori rispetto ai diretti concorrenti.

Leão non è l’unico a vedere questi problemi. Anche altri giocatori, ex membri dello staff e tifosi hanno espresso preoccupazione per la direzione presa dal club. Il Milan ha bisogno di una strategia chiara e di investimenti concreti per tornare ai vertici. Se continua su questa strada, il rischio è quello di rimanere intrappolati in un limbo in cui non si è abbastanza forti per vincere in Italia, né abbastanza competitivi per brillare in Europa.

La dirigenza può non gradire queste parole, ma ignorarle sarebbe un errore. Se Leão, uno dei simboli della squadra, esprime questo tipo di malcontento, significa che qualcosa non va. Il Milan ha ancora tempo per invertire la rotta, ma servono scelte coraggiose e una visione a lungo termine che vada oltre il semplice bilancio annuale. Solo così potrà tornare ad essere il club che ha scritto la storia del calcio.

 

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