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Ultime notizie: Hakan Çalhanoğlu ha condiviso con rammarico la notizia con l’Inter: “Non mi unirò alla squadra per giocare la semifinale contro il Milan”, ha dichiarato il centrocampista turco. “Il mio stato di salute è precario in questo momento, e la mia priorità deve essere il recupero completo, anche se questa decisione mi spezza il cuore.”

Parole che rimbombano forti nel cuore dei tifosi nerazzurri e non solo. In vista di uno dei match più attesi dell’anno, il Derby della Madonnina in versione europea, valido per la semifinale di ritorno della competizione più importante del continente, l’Inter dovrà fare a meno del suo regista, del suo leader silenzioso, dell’uomo che con i suoi piedi ha guidato la squadra nei momenti cruciali della stagione.

La notizia è stata comunicata direttamente da Hakan ai compagni nello spogliatoio di Appiano Gentile nella mattinata di martedì. Un breve discorso, fatto con la voce rotta ma con lo sguardo fermo, in cui ha spiegato che non se la sentiva fisicamente di affrontare una partita di quel livello e intensità. “Non sarebbe giusto nei vostri confronti – ha detto – e neppure verso me stesso. Il dolore persiste, e forzare potrebbe compromettere tutto.”

La reazione dei compagni è stata composta. Bastoni, tra i primi ad avvicinarlo, lo ha abbracciato in silenzio. Lautaro lo ha chiamato “fratello”, e lo staff medico ha confermato la scelta come prudente e condivisa. “Nessuno mette in dubbio la sua voglia di esserci,” ha commentato l’allenatore nerazzurro. “Hakan ha dato tutto finora, e continuerà a essere parte del gruppo anche da bordo campo.”

Secondo le informazioni filtrate nelle ultime settimane, Hakan combatteva da tempo con un’infiammazione muscolare cronica al quadricipite femorale sinistro. Nulla di grave, in apparenza, ma doloroso quanto basta per rallentarlo nei movimenti, ridurne la brillantezza e soprattutto impedirgli di dare continuità in allenamento.

Il centrocampista ha stretto i denti nelle ultime uscite, compresa quella dell’andata contro il Milan, ma alla fine ha dovuto arrendersi alla logica del corpo: “Non ero più libero nei movimenti, e questo nel mio ruolo è un limite. Non posso guidare la manovra se ho paura di forzare un passaggio o allungare la gamba per un contrasto.”

Uno stop che arriva nel momento più delicato, ma anche forse nel più umano. Perché Hakan, proprio contro il Milan, avrebbe avuto la possibilità di completare una parabola personale iniziata nel 2021, quando passò da una sponda all’altra del Naviglio tra mille polemiche. L’occasione perfetta per chiudere un cerchio e zittire le critiche. E invece, il destino ha scelto una strada diversa.

Sui social, come sempre, le reazioni si sono spaccate. C’è chi lo ha difeso apertamente, sottolineando la sua professionalità, e chi invece – in modo meno elegante – ha interpretato la sua assenza come una fuga emotiva. Ma il calcio, si sa, vive anche di queste narrazioni.

Nel mondo reale, però, Hakan non ha mai dato segnali di fragilità psicologica. Ha affrontato fischi, pressioni e attese con maturità e determinazione. L’assenza contro il Milan, quindi, va letta per ciò che è: una rinuncia dolorosa ma necessaria, che mostra quanto il suo legame con la squadra sia più forte del desiderio personale di vendetta sportiva.

Con Çalhanoğlu fuori dai giochi, toccherà probabilmente a Kristjan Asllani prendersi la responsabilità di guidare la cabina di regia nerazzurra. Il giovane albanese ha mostrato segnali di crescita, ma sarà un banco di prova enorme. “Ci siamo preparati a ogni evenienza,” ha detto l’allenatore, “e Kristjan ha tutte le carte per fare bene. Non chiederemo a nessuno di essere Hakan, ma ognuno dovrà dare un pezzo in più.”

Il Milan, naturalmente, non nasconde il sollievo. Non avere di fronte uno dei migliori battitori di punizioni d’Europa, uno dei pochi capaci di girare il pallone a piacimento con un solo tocco, è un fattore. Ma anche Pioli – o chi siederà in panchina nel caso di cambi – sa bene che un derby non si vince mai sulla carta. “Il Milan è pronto a tutto, con o senza Çalhanoğlu,” ha commentato un dirigente rossonero.

Ironia della sorte, Hakan sarà comunque lì. Non in campo, ma probabilmente in panchina, o in tribuna, pronto a sostenere i suoi. Un ruolo diverso, ma altrettanto importante. Perché nei momenti difficili, serve anche chi conosce lo spogliatoio e sa dire la cosa giusta al compagno più giovane o al veterano stanco.

Nel frattempo, la città vive l’attesa con la solita intensità. Le bandiere, i murales improvvisati, le radio che parlano solo di formazioni e statistiche. Il derby è più di una partita, e lo sarà ancora di più senza uno dei suoi protagonisti annunciati. Un’assenza che, paradossalmente, ne accentua il carico emotivo.

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