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ULTIME NOTIZIE MILAN⚫🔴: Il Milan ha finalmente nominato Igli Tare nuovo allenatore, che assumerà l’incarico durante l’estate. I motivi per cui il Milan lo ha scelto sono molteplici e, a una prima analisi, sorprendenti, considerando che Tare è stato fino a poco tempo fa noto principalmente per il suo ruolo da dirigente sportivo, soprattutto alla Lazio. Eppure, dietro questa decisione c’è una logica precisa, una visione nuova da parte della dirigenza rossonera, che ha scelto di rompere gli schemi per imboccare una strada diversa, ambiziosa, forse rischiosa, ma potenzialmente rivoluzionaria.

Innanzitutto, il Milan ha cercato una figura che potesse rappresentare un cambiamento netto, anche culturale. Dopo anni di tecnici “classici”, con percorsi consolidati da allenatori professionisti e figure legate al campo, la scelta di puntare su un ex dirigente sportivo come Tare suggerisce una volontà di costruire un progetto che non si limiti alla mera gestione tattica della squadra, ma che inglobi una visione più ampia del calcio moderno. Oggi un allenatore deve saper leggere non solo le partite, ma anche gli equilibri di spogliatoio, i meccanismi economici del club, la valorizzazione dei giovani, l’integrazione tra campo e mercato. In tutto questo, Tare porta un’esperienza enorme.

Durante i suoi anni alla Lazio, Igli Tare si è costruito la fama di uno dei dirigenti più abili nel trovare talenti e costruire squadre competitive con budget limitati. Ha scoperto e portato a Roma giocatori che poi si sono rivelati colonne portanti del club e, in alcuni casi, sono stati rivenduti con importanti plusvalenze. La sua visione calcistica è chiara: pragmatismo, equilibrio, valorizzazione delle risorse e attenzione ai dettagli. Caratteristiche che oggi, secondo la società rossonera, possono fare la differenza anche in panchina, soprattutto in un momento in cui il Milan deve ritrovare stabilità e continuità.

Un altro aspetto determinante nella scelta di Tare è il suo rapporto con la disciplina e la mentalità vincente. È sempre stato un uomo di rigore, di parole misurate, ma di forte impatto all’interno dei club in cui ha lavorato. La sua esperienza internazionale, il suo passato da calciatore in Serie A e in Bundesliga, la sua capacità di mediare tra la proprietà e lo spogliatoio lo rendono, almeno nella visione della dirigenza milanista, il profilo ideale per guidare un gruppo eterogeneo, giovane e bisognoso di una figura solida. Non è solo un esperimento: è un investimento sulla leadership.

Va detto che la decisione ha suscitato parecchie reazioni contrastanti tra tifosi ed esperti. Molti si sono chiesti se sia giusto affidare la guida tecnica di una squadra come il Milan a un uomo che non ha mai allenato prima a livello professionistico. Il rischio, oggettivamente, c’è. Ma la società ha evidentemente fatto le sue valutazioni, e una delle chiavi potrebbe risiedere nello staff che accompagnerà Tare. Si parla infatti di una squadra tecnica di altissimo livello, che lo affiancherà nelle scelte di campo e nella preparazione quotidiana. Un modello più simile a quello inglese, dove l’allenatore è una figura manageriale, un coordinatore di risorse più che un puro tattico.

Questa nuova impostazione del Milan si inserisce in un contesto di cambiamento più ampio. Dopo l’addio di Pioli e i saluti già annunciati di alcuni senatori dello spogliatoio, la società vuole ristrutturare la squadra sia a livello di organico che di identità. Tare rappresenta, in un certo senso, il ponte tra passato e futuro. Conosce bene il campionato italiano, ma ha una mentalità europea. Parla diverse lingue, è ben introdotto nei circuiti internazionali, ed è in grado di attrarre talenti emergenti, anche grazie alla sua credibilità. Il Milan vuole tornare protagonista non solo in Serie A, ma anche in Europa, e per farlo ha deciso di scommettere su un modello di guida innovativo.

Va ricordato anche che Tare, pur non avendo esperienza da allenatore, è sempre stato molto vicino alla parte tecnica. Alla Lazio, ad esempio, interveniva spesso nelle dinamiche tattiche, dialogava quotidianamente con Inzaghi e, prima ancora, con altri allenatori. È un uomo di campo, anche se con un passato recente da scrivania. E poi ha sempre dimostrato di avere carisma, capacità di leadership, e una straordinaria attenzione ai dettagli, doti fondamentali per chi si appresta a guidare una squadra come il Milan.

Il prossimo passo sarà capire come si svilupperà il mercato estivo. Con Tare alla guida, è facile immaginare un Milan molto attivo, con un occhio particolare ai giovani talenti e ai profili internazionali meno noti ma di grande potenziale. Ci sarà sicuramente una sinergia forte tra la panchina e la direzione sportiva, elemento fondamentale per costruire un progetto coeso. Se Tare riuscirà a portare la stessa capacità di visione e scoperta che ha mostrato da dirigente, il Milan potrebbe diventare una delle squadre più interessanti da seguire nella prossima stagione.

Dal punto di vista comunicativo, la società ha scelto una linea sobria, ma determinata. Le prime parole di Tare, attese per la conferenza stampa di presentazione ufficiale, saranno fondamentali per delineare il suo approccio. Molti si aspettano un discorso pragmatico, focalizzato sul lavoro, sull’identità, sulla costruzione di un gruppo forte e unito. Il pubblico rossonero è esigente, ma anche capace di riconoscere la passione e l’impegno. Se Tare saprà toccare le corde giuste, potrà conquistare subito la fiducia della tifoseria, anche se il percorso sarà inevitabilmente in salita.

Un’altra incognita riguarda la gestione dello spogliatoio. Tare dovrà guadagnarsi il rispetto dei giocatori non solo con le parole, ma anche con i fatti. Essere stato dirigente non garantisce automaticamente autorevolezza come allenatore. Tuttavia, se riuscirà a farsi percepire come un leader credibile, coerente e competente, potrà costruire rapidamente un rapporto positivo con il gruppo. E in una squadra giovane come il Milan, questo potrebbe fare tutta la differenza.

In definitiva, la nomina di Igli Tare come nuovo allenatore del Milan è una scommessa audace, forse la più sorprendente del calcio italiano degli ultimi anni. Ma in un’epoca in cui il confine tra ruoli si fa sempre più labile, e in cui le competenze trasversali sono sempre più importanti, potrebbe anche rivelarsi la mossa vincente. Il Milan ha deciso di osare, di rompere gli schemi, di puntare su un’idea prima ancora che su un curriculum. Ora spetta a Tare trasformare questa fiducia in risultati, e dimostrare che anche un dirigente può diventare un grande allenatore, se ha la visione, il coraggio e la volontà per farlo.

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